In un periodo come questo, caratterizzato da forti tensioni sui mercati mondiali delle materie prime destinate all’alimentazione animale, l’autoproduzione aziendale di prodotti di elevata qualità nutrizionale, rappresenta, ancor più di prima, un fattore essenziale nel bilancio economico dell’azienda zootecnica.
La fienagione consiste in quelle operazioni che partendo da un foraggio fresco sul campo, ci consentono di ottenere un prodotto essiccato o insilato, che conserva quasi interamente le caratteristiche del prodotto di partenza, associandole ad una lunga conservabilità dello stesso.
Il primo fattore che ci consente di ottenere un prodotto ottimale, oltre alle caratteristiche delle essenze che si andranno a raccogliere, è l’epoca di sfalcio del foraggio. Generalmente è indicato sfalciare le graminacee alla spigatura e le leguminose ad inizio o piena fioritura; infatti in questa fase gli elementi nutritivi sono distribuiti uniformemente su tutta la pianta, mentre più avanti si trasferiranno essenzialmente sui frutti e sui semi, mentre lo stelo e le foglie avranno in breve tempo una riduzione del contenuto proteico ed un aumento di quello in fibra, soprattutto quella lignificata e poco digeribile dagli animali, per cui il valore nutritivo del prodotto ottenuto sarà notevolmente inferiore in valore assoluto, malgrado una maggiore quantità ottenuta.
Dopo lo sfalcio il prodotto va essiccato e compresso nel minor tempo possibile, portandolo ad un umidità inferiore al 14-15% nel caso del fieno, e compresa tra il 50-60% nel caso del fieno silo da fasciare. Purtroppo non sempre le condizioni climatiche favoriscono l’effettuazione di queste operazioni in tranquillità, infatti un fieno bagnato dalla pioggia o imballato troppo umido potrebbe favorire lo sviluppo di muffe produttrici di micotossine che hanno effetti molto negativi sulla salute degli animali, soprattutto a livello di apparati digerente, locomotore e riproduttore, e di cui sarebbe necessario un altro spazio per parlarne, tanto è vasta la casistica degli effetti indesiderati.
Oggi il progresso viene incontro agli operatori, mettendo a disposizione strumenti come le previsioni meteo a lungo termine, che consentono un accettabile programmazione delle operazioni, e attrezzature come ad esempio le falciacondizionatrici, i voltafieno, e le sonde per la misurazione dell’umidità nelle andane e nelle presse, che consentono di accelerare e controllare le operazioni di essicazione, permettendoci di ottenere prodotti di buona qualità anche in condizioni climatiche non ottimali, oppure di optare per tecniche come la produzione di fieno silo fasciato, che consente di raccogliere e lavorare il foraggio anche in condizioni meteorologiche non adatte per la produzione di fieno essiccato, tra l’altro ottenendo un prodotto qualitativamente superiore.
Infine, ricordiamoci, che come dice il mio amico e ottimo agricoltore Gianfranco Mangatia 𝒄𝒊 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝟑 𝒄𝒐𝒔𝒆 𝒄𝒉𝒆 𝒓𝒐𝒗𝒊𝒏𝒂𝒏𝒐 𝒊𝒍 𝒇𝒊𝒆𝒏𝒐: 𝒍𝒐 𝒔𝒇𝒂𝒍𝒄𝒊𝒐 𝒓𝒊𝒕𝒂𝒓𝒅𝒂𝒕𝒐, 𝒍𝒂 𝒇𝒓𝒆𝒕𝒕𝒂 𝒆 𝒍’𝒂𝒄𝒒𝒖𝒂….. 𝒆 𝒄𝒐𝒎𝒖𝒏𝒒𝒖𝒆 “𝒎𝒆𝒈𝒍𝒊𝒐 𝒑𝒂𝒔𝒔𝒂𝒕𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒃𝒂𝒈𝒏𝒂𝒕𝒐”.
Rubrica a cura del Dott. Gianfranco Milia
0 commenti